Osservazioni al documento del Governo Renzi “La buona scuola”

Il Forum per l’educazione musicale accoglie con favore e interesse la pubblicazione del Documento “La buona scuola” e l’invito in esso contenuto a integrare le proposte e a indicare aspetti carenti o mancanti.

Le associazioni che rappresentiamo – che operano nelle istituzioni e nel terzo settore – sono costituite da musicisti da anni attivi come docenti, educatori e operatori nella diffusione e nella valorizzazione della formazione musicale di base sia in ambito scolastico che extra-scolastico. Il nostro punto di vista ha quindi come fuoco principale i riferimenti che il documento riserva alla musica e a questo proposito non possiamo che apprezzare l’attenzione rivolta a questo settore e la consapevolezza, più volte espressa nel testo, del ruolo formativo centrale che la musica riveste. Ma proprio perché convinti che il nostro intervento non è tecnico né ricreativo, bensì formativo dell’identità personale e culturale di ogni cittadino, siamo interessati a una profonda integrazione dell’attività musicale nel sistema scolastico e nelle finalità educative, sociali e culturali che il documento esprime. Cercheremo pertanto di enucleare per punti sintetici valutazioni e proposte che, attraverso la musica, guardino nel loro insieme alla buona scuola che il documento governativo prefigura.

 

Un corpo sapiente nella buona scuola

Apprezziamo l’idea di una formazione che ribadisce l’importanza del saper fare, il ruolo della corporeità e la valorizzazione dei laboratori. È su questi fondamenti che si basa la nostra pluridecennale esperienza. Ci piacerebbe però che tali principi metodologici fossero declinati per l’insieme delle attività scolastiche (compresa la musica) e non proposti unicamente in riferimento a specifici settori formativi (la corporeità per l’Educazione fisica e i laboratori per la formazione tecnica), rischiando così di rafforzare vecchi steccati fra le discipline indebitamente assegnate o alla mente o al corpo, fra pensiero astratto e manualità.

Proprio l’esperienza musicale e più in generale quella artistica, situata al crocevia fra pensiero e azione corporea, può rappresentare la chiave di volta per ripensare l’efficacia formativa dell’intera organizzazione scolastica, anche in funzione delle sempre più pressanti problematiche poste dai bisogni educativi speciali, dall’inclusione di alunni disabili, dall’integrazione di alunni stranieri, dalla dispersione scolastica. Ci sembra importante inoltre sottolineare, nell’ottica della trasversalità dei saperi disciplinari, quanto la musica offra in tale direzione rispetto ad altre discipline scolastiche.

 

La musica nella buona scuola

Condividiamo pienamente la proposta di introdurre nelle classi IV e V della scuola primaria due ore settimanali di Musica gestiti da insegnanti esperti. Ci preme però sottolineare alcuni aspetti problematici, per i quali sollecitiamo un chiarimento e una riflessione ulteriore.

  • L’insegnamento della musica va potenziato nelle scuole primarie attraverso docenti qualificati,che certamente abbiano un’esperienza musicale ma che su di essa abbiano riflettuto in chiave didattica. In tal senso la prospettata mobilitazione delle istituzioni musicali del paese va intesa come azione sinergica e non certo come cooptazione dei musicisti professionisti all’interno della scuola.Bisogna chiedere di entrare in classe non tanto a “chi ha consacrato la propria carriera alla musica”, quanto a chi, attraverso un percorso formativo e un’esperienza sul campo, ha imparato a declinare le proprie competenze in chiave educativa ed è quindi grado di comunicare e condividere i propri saperi musicali, teorici e pratici, interagendo adeguatamente con l’età e il contesto della scuola primaria.Sapere e saper insegnare non coincidono, in musica come nelle altre discipline.
  • Il fatto che gli insegnanti delle quarte e quinte siano attinti dalle GAE nelle classi di concorso musicali per la scuola secondaria (ricordiamo a questo proposito che oltre alle graduatorie di Educazione Musicale della secondaria di I grado esistono anche quelle delle secondarie di II grado) dà solo in parte garanzia delle loro competenze per la fascia di età in questione, soprattutto per quanto riguarda coloro che sono inseriti nelle GAE per la classe di concorso A077, i quali sono preparati ad insegnare il proprio strumento nella scuola media, ma non sempre a gestire un’ora di Musica con una classe di bambini. Bisogna garantire una formazione specifica per questi insegnanti e, in un futuro (speriamo prossimo) in cui le GAE saranno esaurite, bisogna altresì prevedere un percorso formativo adeguato per gli insegnanti esperti di musica delle classi quarte e quinte.
  • La scuola primaria è già tenuta a proporre la musica ai bambini, sulla base delle Indicazioni Nazionali, ma queste ultime sono spesso disattese per una carente formazione in questo campo da parte degli insegnanti della primaria stessa. Questi dovranno comunque collaborare con gli esperti e gestire l’insegnamento della musica nelle prime tre classi: si pone quindi ancora una volta il problema di ripensare la formazione degli insegnanti di scuola primaria, dando alla musica uno spazio adeguato nella scuola secondaria e nell’Università e utilizzando modalità formative a carattere laboratoriale.
  • E la secondaria di secondo grado? Mentre per altre discipline artistiche si propone di rafforzarne la presenza negli istituti superiori, la Musica resta la grande assente e nessun accenno è fatto a tale grave assenza, disattendendo l’affermazione che essa sia «parte del nostro patrimonio storico e della sensibilità contemporanea» e perpetuando un’incomprensibile discriminazione tra i linguaggi artistici. Perdiamo così un’occasione storica: quella di dare agli adolescenti la possibilità di continuare l’esperienza avviata negli anni precedenti, non solo approfondendo la conoscenza teorica e storica di questo linguaggio espressivo, ma migliorando le proprie competenze comunicative ed espressive. Tale mancanza ci sembra ancora più grave tenendo conto che la musica era presentequantomeno nei Licei psicopedagogici e nei Licei delle Scienze Sociali fino all’ultima riforma della scuola secondaria di II grado. Inoltre lo strumento della flessibilità della quota oraria, esplicitato da tale riforma, non ha di fatto prodotto ad oggi l’opzione per la musica negli Istituti che avrebbero potuto servirsene.
  • I Licei musicali, fortunatamente sempre più numerosi, non possono certamente ovviare alla suddetta assenza, ma, essendo essi di nuova istituzione, molti sono gli aspetti problematici che andrebbero affrontati, non da ultimo (oltre ad una auspicabile subarticolazione dei percorsi prevedendo differenti profili e sbocchi professionali) la definizione delle specifiche classi di concorso.

 

L’associazionismo e il terzo settore nella buona scuola

Constatiamo con soddisfazione i ripetuti accenni alla necessità di valorizzare e rendere pienamente operativa l’autonomia scolastica, attraverso reti di scuole e progetti che valorizzino i rapporti con il territorio. Non può che coinvolgerci l’idea che la scuola si apra sempre più alla collaborazione con il terzo settore e all’associazionismo.

Facciamo presente che le associazioni professionali con finalità educativo-musicali sono molte e molto attive, come dimostra l’appello “Musica Scuola Curricolo Territorio” che il Forum ha promosso nel 2013 (sottoscritto da più di 11.500 persone, tra cui molte personalità della cultura e della musica: cfr. http://faremusicatutti.altervista.org/musica-scuola-curricolo-territorio/) e il Disegno di Legge “Disposizioni in materia di valorizzazione dell’espressione musicale e artistica nel sistema dell’istruzione” (atto Senato 1365) presentato dalla Senatrice Elena Ferrara e sottoscritto da più di 120 associazioni e da circa 3.800 persone (cfr. http://faremusicatutti.altervista.org/disegno-di-legge-atto-senato-1365-disposizioni-materia-di-valorizzazione-dellespressione-musicale-e-artistica-nel-sistema-dellistruzione/).

Esse possono offrire supporto alla buona scuola attraverso:

  • integrazione/ampliamento del POF,
  • qualificazione del personale in servizio,
  • contrasto alla dispersione scolastica.

Ci rendiamo quindi disponibili a individuare strumenti operativi e normativi che rendano pienamente attuabile questa prospettiva e chiediamo che le linee d’indirizzo presentate nel documento possano essere approfondite e discusse in un’occasione pubblica di confronto fra rappresentanti del Governo, del Parlamento, delle istituzioni scolastiche e di quelle musicali.

Il documento afferma a p. 97: “Non sarà un’iniziativa calata dall’alto. Sosterremo un’azione di coinvolgimento territoriale, attraverso cui porteremo le migliori esperienze già sperimentate nella scuola dove ancora non ci sono”. Auspichiamo che questo accada anche per la musica.